BACOLO, VICO DEL
Il bastone del nostro Santo Protettore, considerato dai fedeli il miracoloso mezzo per fermare il flusso lavico.
BALILLA, VIA
Il toponimo è radicato nella consuetudine del quartiere. Tentarne la sostituzione sarebbe una inutile forzatura contro la consolidata tradizione. Gian Battista Perasso dettoBalilla, è il ragazzo che il 5 dicembre 1746 diede il segnale della ribellione lanciando un sasso contro gli austriaci che pretendevano aiuto dai popolani per smuovere un mortaio affondato nel fango. L’episodio avvenne a Genova nel quartiere di Portoria.
BANDITORE, VICO DEL
Si veda la descrizione di Vico dell’Asta.
BARDARO, VIA
E’ la contrada dove ricade la Borgata Catena.
BARRIERA, VIA DELLA
La Borgata Catena si chiamava anticamente Barriera, ad indicare l’estremo limite della cima daziaria, ai confini del territorio di Castiglione.
BATTISTI, VIA CESARE
(Trento 1875-1916) Deputato socialista al parlamento austriaco, geografo e letterato, fu l’eroe dell’irredentismo. Durante la prima guerra mondiale, arruolatosi fra i nostri alpini, caduto in mano agli austriaci, fu processato e condannato a morte. Morì sul patibolo al grido di Viva l’Italia.
BELLINI, VIA VINCENZO
Nacque a Catania il 3 novembre 1801. Precocissimo, a sette anni scrisse tre composizione di musica sacra. Allievo nel Collegio di S. Sebastiano in Napoli seguitò ancora a comporre sinfonie e messe. Nel Carnevale del 1825 fu rappresentata la sua opera Adelson e Salvini, che ottenne un clamoroso successo. A quella prima opera tennero dietro Bianca e Gerardo, Il Pirata, La Straniera, I Capuleti e i Montecchi, che furono altrettanti trionfi per il Cigno catanese. Nel 1831 andarono in scena a Milano la Sonnambulaprima e la Normapoi con le quali l’arte del Bellini raggiunse il segno più alto. La Beatrice di Tenda fu rappresentata a Venezia nel 1833 e I Puritani nella capitale francese nel 1835. Nello stesso anno Bellini morì a Puteaux, presso Parigi. Le ceneri di Bellini furono restituite da Parigi a Catania nel 1876.
BELVEDERE, VICO
Piccolo centro, in provincia di Siracusa, è legato alla storia di Linguaglossa perchè in comune ha lo stesso principe, il principe Bonanno, il quale ottenuoto nel 1630 di costruire un casale nella contrada del Carancino e diverse case, chiamò a lavorare e quindi a popolare il nuovo borgo diversi cittadini di Linguaglossa. Sono ancora oggi riscontrabili diversi cognomi linguaglossesi.
BENCIVINNI, VIA PIETRO
Nacque a Polizzi ed ivi probabilmente morì. Visse tra il XVII ed il XVIII secolo. Esercitò l’arte dell’intaglio dove si dimostrò maestro insuperabile. Nel 1702 vestiva l’abito dei Cappuccini in Linguaglossa il figlio della Baronessa Speciale di S. Carlo Nicosia; era in quel tempo Maestro dei Novizi Frate Girolamo da Linguaglossa, che a Nicosia fu più tardi destinato dai Superiori, come lettore di filosofia e Teologia. Qui anche gli altri figli della Baronessa furono educati dal frate linguaglossese. In segno di gratitudine la Baronessa fece scolpire a Pietro Bencivinni da Polizzi una magnifica custodia in legno e la donò alla Chiesa dei Cappuccini di Linguaglossa. La Custodia è, nel suo genere, una delle opere d’arte più belle tra quante ne vantano i Conventi dei Cappuccini sparsi in Sicilia ed in Italia. Viaggiatori e studiosi l’hanno fatta oggetto della loro incondizionata ammirazione. Leonardo Vigo, nel secolo scorso, scriveva: Nella chiesa è un Tabernacolo di legno, opera di Pietro Bencivinni da Polizzi, cominciato li venti agosto 1708, e compiuto nel 1710... ed è opera tra le mirabili preziosa. Essa è partita in tre palchi... ricca di busti e statuette palmari di Santi, Profeti, Virtù, Cappuccini, e di ogni maniera ornati, e rabeschi e animali da stancare chi volesse numerarli, e da contentare i più esperti in arte, per la maestria di come sono condotti. Un S. Giuseppe e un S. Antonino mi parvero sì perfetti e trabelli, che li desiderai locati in un gabinetto artistico, e mi son certo che il nostro ottimo Gallo li meraviglierà in li veggendo, e proclamerà fattura superiore alle forze dei suoi Bagnaschi. Tanta perfezione di scultura tra i boschi dei nevosi Nebrodi, in secolo di decadenza per l’arti, fu un problema per me che a solverlo mi porse la chiave il pensare essere quelle catene di sperticate montagne in Sicilia e che nulla è arduo al genio dei Siciliani, d’ogni bello o trovatori o maestri. Non è meno probativo poi il giudizio dell’illustre critico d’arte Prof. Enzo Maganuco: E’ opera unica nel suo genere, di gran lunga superiore, per la composizione dell’insieme e per la raffinata tecnica dell’intaglio, alle Custodie similari più piccole di Piazza Armerina, di Palagonia, di Mazzarino, di Militello. E’ opera famosa del Maestro Bencivinni da Polizzi.
BETULLE, VICO DELLE
Le betulle crescono agli estremi limiti della Pineta, là dove la vegetazione confina con la Regione deserta ’i netti. In molti di questi alberi osservai una circostanza rimarchevole, che è quella appunto di vedersi sparsa la loro liscia corteccia dei tronchi e dei rami come di tante escrescenze che la deturpavano. Questa particolarità ha fatto determinare il Sig. Rasinesque (in Chloris Aetnesis) a classificarla per una betulla particolare detta perciò da lui Betula Aetnensis.
BONANNO, VIA PRINCIPE ORAZIO
Ebbe l’investitura del feudo il 14 Febbraio 1607 e nella chiesa di S. Egidio, coram populo, giurò solennemente di volere rispettare i privilegi, le prerogative e le consuetudini di cui la terra godeva sin dal tempo dei Crisafi. Ma l’anno dopo il Barone pensò di comprare dal Re il merum et mixtum imperium con l’offerta di cinquemila scudi, recando inoltre aggravij e molestij insopportabili ai cittadini di Linguaglossa. I quali, tutt’altro che disposti a farsi confondere e desolare offrirono alla Corte quattromila scudi, e la Corte indicò loro la possibilità di reluire al demanio la Terra. Il Bonanno riuscì ancora, con il denaro e con la corruzione, a vedersi elevata a principato la sua baronia. Insistettero i linguaglossesi e a prezzo di indicibili sacrifici riuscirono a raccogliere l’ingente somma di ottomila scudi richiesta per il loro riscatto. Il 13 Giugno 1634 Linguaglossa otteneva così il decreto che la dichiarava città demaniale, libera da ogni signoria baronale, padrona di nominare da sé i propri amministratori.
BORRIGLIONA, VICO
Contrada di campagna. Etimologia incerta.
BORSELLINO, VIA PAOLO
Credente e praticante, aveva una cultura classica: Dopo la laurea e l’esame in Magistratura fu pretore a Enna, Marsala e Monreale. Dopo essere stato giudice istruttore a Palermo fu Procuratore capo della Repubblica a Marsala e Procuratore aggiunto a Palermo. In una nota del Consiglio Superiore della Magistratura viene messo in risalto l’impulso decisivo dato dal magistrato al disvelamento dell’organizzazione mafiosa, grazie all’apporto di alcuni collaboratori di giustizia, i cosiddetti pentiti che egli ha avuto, si può dire, il magico potere di trovare con fine intuito, valorizzare con singolare professionalità, grazie al rapporto che riesce ad instaurare con gli stessi che ne ricevono fiducia e senso di sicurezza. Venne barbaramente ucciso, assieme alla sua scorta il 19 luglio 1992.
BOSCAIOLI , VIA DEI
Il mestiere del boscaiolo era tra i più duri e diffusi. Attorno agli usi civici la popolazione linguaglossese ha, in ogni tempo, combattuto intense battaglie, sostenute in prima fila dai boscaioli che vivevano delle ramaglie dei pini, della deda, della legna da ardere.
BOTTAI, LARGO DEI
I maestri artigiani delle botti, fino a non molto tempo fa, quando ancora Linguaglossa riusciva ad esportare una grande quantità di vino, avevano molto da lavorare e quasi sempre, in bella mostra, mettevano le loro opere nel Piano di Santa Caterina.
BRACCIANTI, VIA DEI
I lavoratori instancabili delle nostre campagne.
BRUNITTA, VIA
Il toponimo è di etimologia incerta, forse vale Brunetta ed è probabilmente un subcognome di proprietaria.
BUSSOLO, VIA DEL
I bussoli si estraevano per la festa di S. Antonio da Padova (chiesa dei SS. Antonio e Vito), per la festa del Divinissimo (Chiesa Madre ), per la festa di Nostra Signora (Chiesa di S. Francesco) e per la festa di S. Biagio (Chiesa di S. Biagio). I bussoli arrivarono a contenere persino una dozzina di legati (che si consegnavano maritali nomine allo sposo), onde il loro nome di Bussoli delle dodici orfane. Quello di S. Biagio doveva essere certamente fra i più importanti.