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CAIROLI, VICO FRATELLI
Famiglia di patrioti pavesi resa illustre da cinque fratelli: Benedetto, Ernesto, Luigi, Enrico,
Giovanni. Nella Guerra del 1848 - 49 lo scempio inflitto dall’Austria alla loro Patria e al limitrofo Piemonte li spinse a cospirare contro gli austriaci, infatti i cinque fratelli morirono combattendo da patrioti.
CALI’, PIAZZA SANTO
(Linguaglossa 1918-1972) Non è facile condensare in poche righe il ricordo di un poeta linguaglossese la cui fama appartiene ormai alla storia della letteratura italiana. Il Comune di Linguaglossa ha onorato la memoria non solo con la intestazione della piazza ma anche con manifestazioni letterarie di notevole livello. Si ricordi per tutte il convegno presieduto da Giuliano Manacorda dell’anno 1982, ai cui atti, pubblicati dallo stesso Comune, rimandiamo quanti volessero approfondire le conoscenze sul poeta. Calì, la cui versatilità di critico d’arte e di poeta ha riscosso massimi consensi, rappresenta specie nella produzione in vernacolo un punto di sicuro riferimento. Non si tratta del solito cantore del paese, pur nobile nelle intenzioni e saporoso nelle creazioni, ma di un autentico artista del verso che conferisce dignità poetica alla nostra splendida lingua, tristemente in disuso. Valga per tutti il giudizio di Giuliano Manacorda: Ci troviamo di fronte ad una monumentale produzione, non pacchiana, ma di sensibile, di fine gusto.
CALTANISSETTA, VICO
Situata ai piedi del M. San Giuliano, in paesaggio collinare, nel cuore della Sicilia, è città di aspetto moderno e importante centro agricolo e soprattutto minerario. Forse identificabile con l’antica Nissa, nel 1087 venne occupata da Ruggero; gli Aragonesi la eressero in contea e passò via via ai Lancia, agli Aragona e ai Moncada, che la tennero dal 1407 al 1812. Nel 1718 resistette alle truppe di Vittorio Amedeo II e nel 1820 non partecipò ai moti liberali. La sua prosperità è recente. - La sera del Giovedì Santo visi svolge la pittoresca Processione dei Misteri.
CALVARIO, PIAZZA DEL
Con l’unica variante del Calvario si conferma la denominazione per l’area attigua alla omonima chiesa, costruita alla fine del XVII secolo.
CALVARIO, VICO DEL
Nasce spontaneo denominare il vicoletto con lo stesso nome della chiesa adiacente.
CANNIZZARO, VIA STANISLAO
Nacque a Palermo nel 1826 e morì a Roma nel 1910. Nel 1847 l’eco della insurrezione di Messina, anticipatrice della rivoluzione del ’48, lo richiamò in Patria. Il Cannizzaro partecipò alla lotta con l’ardore dei suoi venti anni e fu eletto deputato alla Camera dei Comuni. Perseguitato dai Borboni e costretto a lasciare l’isola, esulò in Francia. Ritornato in Patria insegnò, pur non essendo laureato, nelle Università di Genova, Palermo e Roma, dove fondò, con criteri moderni, il primo laboratorio di chimica italiana. Con il suo famoso Sunto di un Corso di Filosofia Chimica, pubblicato esattamente un secolo fa, nel 1858, il Cannizzaro dimostrò la necessità di assumere l’ipotesi di Avogadro come pietra angolare per edificare la teoria atomica. La galileana chiarezza dell’esposto del Cannizzaro, in un periodo in cui confusione ed incertezza regnavano tra i più illustri chimici del mondo, si manifestò appieno nella relazione del chimico palermitano fece al Congresso di Karlsruhe (1860), convocato appunto per superare il punto morto, in cui era stata quasi immobilizzata la teoria atomica. La teoria di Cannizzaro, bandita in un clima di prevenzioni e di errori, veniva trionfalmente ed universalmente accettata soltanto un decennio dopo. Alla scuola del fondatore della chimica moderna si formarono uomini che non solo influirono sulla scienza italiana, ma anche su quella mondiale; né oggi assisteremmo alle scoperte rivoluzionarie russe e americane senza l’antico e fondamentale contributo del genio siciliano. Degna di rilievo è l’altra opera del Cannizzaro Notizie storie e considerazioni sull’applicazione della teoria atomica e notevoli gli studi sparsi qua e là su riviste scientifiche relativi alla serie atomica. Terzo, dopo Volta e Matteucci, il Cannizzaro ebbe dall’Associazione Britannica la Medaglia Coopleye la Medaglia Lavoisier dall’Istituto di Francia.
CAPPUCCINI, PIAZZA DEI
La modifica da piano a piazza risponde alle attuali condizioni dell’area più decorosa rispetto al passato. Il piano è detto anche ’U gghianu ’o rruulu con riferimento alla grossa pianta di rovere.
CAPPUCCINI, VIA DEI
Conviene in parte per questo Convento la cronologia del citato Bollario dell’Ordine co’ MSS, cennati della Provincia, in istabilirsi la di lui Fondazione nell’anno 1647. Si dice però in essi MSS, essersi mossi a cossì credere dal Millesimo, che si segnò in un cantone dello stagnone vecchio, ch’è il suddetto quale potrebbe riferirsi al compimento di detto stagnone, e non alla prima fondazione del Convento. Vuolsi bensì essersi avuto il permesso della Santa Sede l’anno 1642, del Ponteficato d’ Urbano VIII, e dell’Ordinario Monsignor Proto Arcivescovo di Messina, nella di cui Diocesi si è sudetto Abitato Baronale, passato col titolo di Città al Regio Demanio l’anno 1635, che ancor capo di Comarca si dice, in latino nel modo istesso chiamata. Dietro tale fattasi petizione alla S. Sede da questa Università sempre divotissima de’ Cappuccini, si richiese il consenso della Provincia nel Capitolo celebratosi in Messina, l’anno seguente 1643; e questo avutosi, si ripone al’anno susseguente 1644, la fondazione di questo Convento, fatta dal P. Provinciale Giacopo da Gerace, essendo Ministro Generale l’altro Siciliano Innocenzo da Caltagirone. Intorno al sito di questo Convento, ivi registransi alcuni prodigi, come d’essersi veduti in giro della contrada, detta di S. Pietro, che era un ammasso di scadrosissimi sassi bituminosi cagionati dalle lave del fuoco del vicinissimo Etna, da più pie persone, non solo Donne, che Uomini, molti Cappuccini in processione luminosa più volte, e sopra quei sassi la notte, ancora più globi di luce, onde conchiusa la Fondazione del Convento, quel sito appunto fu per commun parere destinato, e vi si eresse in prima la Croce con gran concorso di Popolo, dopo una solenne Processione, e fervoroso sermone. (Frate Andrea da Paternò - Notizie storiche... - 1780 Catania).
CAPUANA, VIA LUIGI
Nacque a Mineo nel 1840, mori a Catania 1915. Romanziere e critico, fu il primo in Italia a propugnare il romanzo naturalistico e psicologico. Scrisse anche per il teatro, si ricordi il sicilianissimo ’U paraninfu, e per l’adolescenza.
CARBONAI, VICO DEI
Lavoro improbo in luoghi impervi e all’addiaccio, proprio di gente ben temprata. Il carbone che per secoli alimentò ’a conca va scomparendo.
CARCERE, VECCHIO VIA
Il Carcere Vecchio fu venduto dal Comune nel 1881 all’Avvocato Filippo Reganati per 5750 lire. La somma fu depositata per la costruzione del carcere nuovo sul Piano Cappuccini.
CARINI, VIA GIACINTO
Patriota, nato a Palermo il 20 Maggio 1821, morto a Roma il 16 Giugno 1880. Nella rivoluzione del 1848 fu in prima linea. Fu uno dei primi ad arruolarsi agli ordini di Garibaldi, che lo nominò Comandante della Sesta Compagnia dei Mille. Si distinse a Calatafimi e nell’attacco a Palermo, dove fu gravemente ferito. Nel 1871 fu promosso Tenente Generale.
CARMINE, LARGO DEL
Il largo prende il nome dalla vicina Chiesa e dall’antico Convento delle Carmelitane, trasformato in seguito nell’attuale Asilo Comunale.
CARRETTIERI, VIA DEI
I vecchi autotrasportatori oggi sono scomparsi, ed il carretto, soprattutto se ben rifinito è assurto a simbolo della Sicilia contadina.
CASCINO, VIA GENERALE ANTONIO
Generale, nato a Piazza Armerina il 18 Settembre 1863. A venti anni iniziò la carriera quale sottotenente di artiglieria. Compiuti i corsi della scuola di guerra fu insegnante apprezzatissimo di armi, tiro e fortificazioni. Promosso colonnello poco prima dell’inizio della guerra italo-austriaca, alla fine del 1916 ebbe la promozione a brigadiere generale. E gli fu affidato il comando della Brigata Avellino. Sulle vette Kuk e del Vodice incitava all’assalto i suoi soldati con le memorabili parole: Siciliani, siate una grande valanga che sale dalla valle alla vetta!. E la valanga grigio-verde salì sino alle più alte vette e sbaragliò il nemico. Comandante dell’Ottava Divisione, il Generale Cascino, dopo aver piantato il tricolore sul Monte Santo, sulle pendici di esso, il 15 Settembre del 1917, rimaneva ucciso dallo scoppio di una granata. Gli fu conferita la medaglia d’oro al valor militare.
CASTAGNI, VICO DEI
I castagni sono i primi alberi che si incontrano andando verso la pineta Ragabo. E’ della famiglia delle Fagaceae ed il suo nome botanico è Castanea Sativa.
CASTROGIOVANNI, PIAZZA ATTILIO
(Linguaglossa 1908 - 1978) E’ personaggio assai noto perché se ne possa tentare una biografia in poche battute. Fu deputato all’Assemblea Costituente, eletto il 2 Giugno 1946, e deputato all’ARS nella legislatura 1947 - 1951. Ma l’onore parlamentare venne all’uomo politico dopo le afflizioni del carcere, subìto per la sua appartenenza al Movimento Indipendentista Siciliano. Del M.I.S. Castrogiovanni fu uno dei leaders per esserne stato fondatore e per averne sostenuto le ragioni contro la rozza reazione dello Stato Italiano. I Linguaglossesi espressero la loro gratitudine a Castrogiovanni confermandogli larga messe di voti nelle competizioni elettorali in cui egli propose la sua candidatura e dedicandogli, oltre al nome della piazza stazione, un monumento bronzeo, opera dello scultore Salvatore Incorpora, nella piazza-giardino. A Castrogiovanni, alla sua attività parlamentare di Linguaglossese, si deve la costruzione della Mareneve e lo sventramento della via principale, - la via Roma - che da quell’opera assunse nella zona Matrice un tocco di maggiore eleganza e di più efficace funzionalità.
CATANIA, VIA
Probabilmente di origine sicula, nel secolo VIII a.C. fu colonizzata dai Calcidesi di Nasso e divenne centro importante. Nel VII sec. a.C. ricevette da Caronda un codice di leggi adottato poi da tutte le colonie greche di Sicilia e della Magna Grecia. Gerone di Siracusa se ne impadronì nel 476 a.C. e la saccheggiò. Occupata dai Romani nel 263, fu trasformata da Ottaviano in colonia. Sottratta da Belisario agli Ostrogoti nel 544, la città fu ripresa da Totila sei anni dopo, quindi passò con tutta la Sicilia ai Bizantini sino alla conquista araba. Fiorita sotto i Normanni, decadde con gli Svevi e si ripresi con gli Aragonesi, i quali, durante il sec. XIV, vi collocarono spesso la sede della corona e del parlamento e nel 1434 vi fondarono lo Studio. Dopo l’eruzione del 1669 e il terremoto del 1693, risorse e divenne poi un dei primi centri commerciali italiani. Catania nel 1848-49 fu all’avanguardia del movimento risorgimentale e nel 1862 divenne il centro organizzativo della spedizione garibaldina che ebbe il suo epilogo all’Aspromonte. I gravi danni subiti nel 1943 sono stati ben presto cancellati.
CATUSI, VICO DEI
’A scassata di catusi era anche una delle attrazioni più simpatiche dell’afoso pomeriggio estivo. Una pentola d’argilla (’u catusu o ’u caruseddu come dicono nel giarrese) penzolava appeso ad una corda legata a due alberi secolari, accortamente giostrata da un che se ne intendesse. In direzione del catuso un gruppo di giovani, appollaiati l’uno sull’altro, tentavano di scassare a pugni la pentola per guadagnare il contenuto: una manciata di monetine, caramelle, dolciumi... Spesso - atroce scherzo - dal catuso scolava terra rossa ed acqua fresca ! Gran delusione dei ragazzi e risate degli spettatori.
CAVOUR, VIA CAMILLO BENSO CONTE DI
(Torino 1810 - 1861) Statista insigne, uomo politico del centro-destra, prima Ministro dell’Agricoltura e Commercio nel Gabinetto d’Azeglio, poi Ministro delle Finanze, fu Presidente del Consiglio dal 1852. A lui resta intestata la politica di costruzione dello Stato unitario, che passa attraverso imprese di guerra e geniali iniziative diplomatiche. Liberale di salda fede fu nel regno Sabaudo inventore del principio libera Chiesa in libero Stato. Morì nell’anno in cui, con Roma capitale d’Italia, si realizzava pienamente il suo sogno unitario.
CESTAI, VIA DEI
Leggere, ben aerate e pratiche , le ceste di canne e virgulti hanno accompagnato il lavoro dell’uomo. Ancora oggi creare dei bei panieri è passatempo di qualche contadino nelle lunghe serate invernali.
CIAPPAROTTO, VIA
E’ la vecchia Regia Trazzera che congiungeva Linguaglossa a Piedimonte. Ciapparotto è il nome dato al torrente che scorre limitrofo e dalla contrada attraversata.
CICCHITTO, VIA
Cicchittu (diminutivo di Ciccu) o scicchittu doveva essere nome o soprannome di uno dei proprietari del quartiere.
CICLOPI, VICO DEI
Si veda la descrizione di Via Mongibello.
CIROLLI, VIA GIOACCHINO
Appare opportuno ricordare nelle due vie attigue alla bella Cattedrale i Maestri Giuseppe Torrisi e Gioacchino Cirolli che nel Settecento eseguirono il coro ligneo della chiesa. Furono essi stessi ad autodefinirsi in una iscrizione lasciata in un angolo dell’opera Maestri del coro.
COLAJANNI, VIA NAPOLEONE
Uomo politico, nato ad Enna il 27 Aprile 1847, quivi morto il 2 Settembre 1921. Tredicenne appena, nel 1860, alla notizia dello sbarco di Garibaldi a Marsala, tentò di arruolarsi fra i “picciotti”, ma la polizia glielo impedì. Si mise al seguito di Garibaldi due anni dopo, e fu ad Aspromonte; e, quando scoppiò la guerra del ’66, si arruolò con Garibaldi, e fece la campagna del Trentino con i carabinieri genovesi. Medico dal 1871, venne eletto nel 1890 deputato repubblicano di Caltanissetta. Amico intimo del nostro più illustre garibaldino, Giuseppe Greco, con lui portò con fervore gli ideali repubblicani.
COLETTA, VIA
Non sappiamo esattamente chi sia stato questo Coletta. Ci troviamo sicuramente dinanzi al solito toponimo che trae origine dal nome di uno dei proprietari di case o terreni esistenti nella zona. Il toponimo, limitato prima ad una modesta area di circolazione ’u ’gghianu ’i Culetta, si è esteso poi all’intero quartiere.
COLLEGIO, VIA DEL
E’ opportuno dedicare una via all’imponente Convento dei Domenicani, che tanto lustro ha dato al paese. Il Convento sorse, nell’area dove sorgeva la cinquecentesca Chiesa di San Nicola, nei primi anni del -’50. Della vecchia chiesetta di S. Nicola, oggi si conserva la statua del Santo ed il portale inserito come tale nella Cappella del Convento.
COLOMBE, VIE DELLE
Si veda la descrizione di Largo delle Aquile.
CONCA, VIA SEBASTIANO
Celebre pittore napoletano autore della grande pala d’altare conservata nel convento dei domenicani, che riproduce la Madonna del Rosario con S. Domenico e S. Caterina da Siena. Nasce a Gaeta nel 1680 e muore a Napoli nel 1764.
CONTI, VIA ROSARIO
Rosario Conti nasce nel 1850 da famiglia di civili di modesto asse economico. A dieci anni scappa di casa per raggiungere Garibaldi; a sedici anni consegue a Messina la patente di maestro; si trasferisce a Catania presso lo studio del patriota e poeta Antonino Abate. A venti anni inizia la carriera di maestro elementare, passando per varie città e fermandosi infine, nel 1889, a Linguaglossa, dove si sposa. Scrisse moltissime opere di carattere storico, sociale e pedagogico. Di esse molte sono andate disperse per vicende varie. Abbiamo speranza che le diligenti ricerche del figlio Emanuele giungano alla scoperta di alcune opere lasciate dal padre manoscritte. Fu insignito della medaglia d’oro del ministero della pubblica istruzione; morì nel 1931.
COPANI, VIA FRANCESCO
Figlio di Domenico e di Elisabetta Vecchio, Francesco Copani vide la luce a Linguaglossa nel 1636, ultimo di quattro figli, e a Linguaglossa si spense nel 1723, dopo avervi esercitato la professione di notaio. Legò parte delle sue sostanze ad opere di beneficenza. Scrisse poesie in dialetto siciliano. Della sua produzione vernacola ci rimangono, purtroppo, soltanto i titoli, (con il relativo numero di versi), di otto poesie: Alle anime del Purgatorio, in sedici versi; Per la morte di una giovane, in ottanta versi; Funesto di Catarina Copani e Quattrocchi, in centocinquantadue versi; Passaggio del Padre Rev. Mastro La Guzza, (sicuramente quel Francesco La Guzza carmelitano ricordato da Vito Amico), in trentadue versi; Superbia Umana, in trentadue versi.Un poemetto invece, Pianto della città di Linguaglossa in tempo della penuria dell’anno 1672-73, di quattrocentottanta versi, si è salvato per merito di Giuseppe Copani Mannino che nel 1909 ne curò la pubblicazione. Il Pianto non è un documento poetico di eccezionale rilievo; tenue nell’ispirazione e un po’ disperso nei motivi, da una parte esso ignora le bizzarrie del Seicento, dall’altro si accosta alle Istorie popolari di pubbliche calamità, ripetendone gli schemi, i passaggi, le formule caratteristiche. Pure il poemetto è una pagina viva e palpitante della storia linguaglossese del Seicento rivissuta sullo sfondo cupo della carestia; usi e costumi del nostro centro, chiese e feste tradizionali, ricchi e borghesi e poveri (manti, cappeddi, e birritti), laici ed ecclesiastici e sbirraglia, tutto e tutti sono passati in rassegna dalla Musa costernata del nostro inconsolabile Notaro.
CORO, LARGO DEL
Il coro ligneo intagliato dai Maestri Giuseppe Turrisi e Gioacchino Cirolli venne eseguito non più tardi del 1735. Il Maganuco nel 1935 scrisse: E’ opera grandiosa che va notata accanto al Coro dei Benedettini di Catania e della Cattedrale di Piazza Armerina.
COTTONE, VIA STEFANO
Le lotte popolari ingaggiate contro i Crisafi indussero la figlia di Masullo, Isabella, a vendere l’inquieto possedimento a Stefano Cottone. Questi a sua volta, infastidito dalle ribellioni degli amministrati, rivendette la terra alla famiglia dei Patti.
CRETA, VICO DELLA
Il ricordo della creta si lega opportunamente a quello delle famose “carcare”.
CRISAFI, VIA NICOLO'
L’intestazione rievoca la famiglia dei Crisafi di antica nobiltà. Nicolò messinese, Maestro notaro della pubblica Cancelleria, ebbe la terra in dominio baronale sul finire del secolo XIV. I Crisafi furono contestati dal popolo, ma riuscirono a dominare il possesso baronale per un secolo e mezzo.
CROCEFERRO, VIA
All’inizio di questa Via esiste una grande croce di ferro. Sono tante le storie legate alla croce, la quale non è altro che un segno di confine. Per quanto riguarda i nostri confini, nelle nostre consuetudini si legge: ...Et da poi passa et nesci alla Castagnara et Cirasara di Ioanni Mercuri ch’nci est la Cruci, et da poi nesci alla Portichella di Santo Marco... etc..
CROCE DI FRANCESCO, VIA
Si mantiene il toponimo così com’è: ’a cruci ’i Franciscu. E’ dizione troppo popolare perché se ne possa tentare qualunque variazione.