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PACE, VIA DELLA
Se nella toponomastica cittadina non fosse stata presente una via intitolata alla Pace, avremmo dovuto inventarla.
PAFUMI, VIA FRANCESCO
In una sua memoria scrive: Nell’anno 1556 una terribile eruzione dell’Etna nei primi di novembre, oltre al danno arrecato ad una gran parte del territorio, subissò l’intero paese. La Memoria ricorda l’evento miracoloso del Santo Patrono. E’ probabilmente l’autore delle Lodi a Sant’Egidio.
PALERMO, VIA
Situata in fondo al suo incantevole golfo e al margine settentrionale della Conca d’Oro, piccola piana densa di agrumeti incorniciata da monti dall’armonioso profilo è la metropoli e il porto principale della Sicilia. Le forme e il colore del paesaggio, il clima privilegiato, la ricchezza, il carattere e il pittoresco dei suoi monumenti che risalgono a tre epoche (arabo-normanna, rinascimentale e barocca), l’animazione della vita cittadina, l’opulenta bellezza dei giardini fanno di Palermo una delle più affascinanti città d’Italia e del Mediterraneo, un centro turistico di primissimo ordine e in crescente sviluppo. Formata dal nucleo vecchio, a est, quadripartito da due rettilinee vie principali incrociantisi ad angolo retto, e dalla zona moderna ad ovest, spaziosa ed elegante, la città si va rinnovando ed espandendo rapidamente in tutte le direzioni con ariosi modernissimi quartieri. Il primo nucleo urbano, fondato dai Fenici come loro roccaforte, si sviluppò all’incirca sull’altura ov’è oggi il Palazzo dei Normanni. Invano assalito più volte dai Cartaginesi, subì man mano, a partire dal sec. V a. C., l’influsso greco. La città proseguì nel suo sviluppo in età romana e Augusto la potenziò deducendovi una colonia. Conquistata successivamente da Genserico, Odoacre, Teodorico e dai Greci di Belisario (535), Panormus andò man mano in rovina. Il suo sviluppo riprese durante la dominazione bizantina. Con l’occupazione musulmana (831) la città vide per la prima volta affermarsi il suo primato politico, amministrativo ed economico nell’Isola. Acanto all’antico nucleo (il Càssaro, cioè el Kasr = il Castello) sorse la città nuova (la Kalsa) e verso sud-est si andarono sviluppando alcune borgate. Nel 1072 fu conquistata dai Normanni, sotto i quali raggiunse il massimo della sua fortuna. Conservò la dignità di capitale della Sicilia e divenne fiorente centro di commerci e industrie e uno dei maggiori centri culturali europei, punto d’incontro della cultura araba e di quella latina. Il dominio angioino durato fino alla rivolta dei Vespri (1282), fece decadere la città perché spostò il centro politico a Napoli. Palermo si riebbe alquanto sotto gli Aragonesi e vide sorgere, favorito dalla crisi del potere centrale, il Comune, del quale si era avuto sentore fin dal 1278. Il Comune ebbe però vita breve e poco autonoma; nel sec. XIV si affermò nella città il predominio della potente famiglia dei Chiaramonte. Nel secolo XIV la tradizione artistica normanna si palesò ancora viva nei grandi palazzi Chiaramonte e Sclafani. Nel 1412, quando la Sicilia venne annessa direttamente da Ferdinando I alla corona di Aragona, Palermo ne rimase il centro burocratico senza però riuscire a conservare la sua potenza economica. Di scarso influsso furono il breve dominio sabaudo (1711-18) e la successiva dominazione austriaca, durata fino alla instaurazione della dinastia borbonica (1736). Nel 1848 la città assunse la funzione di guida nella sollevazione antiborbonica e fu la città che oppose maggior resistenza dopo il fallimento della prima guerra d’Indipendenza. Lo sfortunato moto palermitano del 1860 fu infine l’elemento propulsore della sollevazione generale dell’Isola, che ebbe grande importanza nel quadro della vittoriosa spedizione dei Mille. La città fu occupata dai Garibaldini il 27-30 Maggio 1860 e divenne sede del governo provvisorio siciliano. Durante l’ultima guerra la città subì violenti bombardamenti aerei, specialmente nel 1943.
PALMELLATA, VIA
Contrada fra le prime ad essere distrutta dall’eruzione del 1923.
PANTANO, VIA EDOARDO
Nacque ad Assoro il 14 Febbraio 1842. Garibaldino partecipa alla spedizione di Aspromonte. Amico intimo del nostro più famoso garibaldino Peppino greco, con lui trascorre anche un breve periodo in prigione a Napoli nel 1869. Nel 1886 diventa deputato e vi rimane fino al 1920. Diverse volte ministro nel 1921 viene eletto senatore. Muore all’età di 90 anni il 16 Maggio 1932.
PAOLOTTI, VICO DEI
Si veda la descrizione di Largo San Francesco di Paola.
PAPPALARDO, VIA ANGELO
Il 16 Luglio 1943 avviene un fatto molto grave che scuote il sentimento cristiano di tutti i Linguaglossesi; due giovani marinai di Catania, Angelo Pappalardo di 23 anni e Santo Ursino di 24 anni, accusati sommariamente di diserzione vennero condannati a morte mediante fucilazione; la sentenza venne eseguita nella mattinata del 16 Luglio nel Piano Giarammidaro. Ecco come Antonino Melita ricorda questo tragico momento: Li ricordo benissimo. Indossavano la divisa bianca. Prima che li prendessero, li avevo visti in piazza col loro zainetto sulle spalle. Due marinai fanno impressione a Linguaglossa, paese di montagna, perciò mi rimasero nella memoria. Credo che stessero cercando di orientarsi: da che parte andare? Quel pomeriggio seppi che avevano preso due marinai e li avevano portati al comando, che aveva sede in una palazzina in piazza Roma, di proprietà dell’Avv. Previtera. Capii che dovevano essere loro, e il giorno dopo ne ebbi conferma. Quando si sparse la voce che li avevano condannati a morte, ci fu un’ondata di raccapriccio. Purtroppo, nn c’era modo di contrastare quella sentenza. Soltanto una persona poté fare un tentativo: era l’arciprete, monsignor Biagio Palermo. Riuscì a parlare con il comandante militare, ma poiché il suo intervento poteva fondarsi soltanto sull’aspetto umanitario della questione, era naturale che un ufficiale non ne tenesse conto. Li vedemmo il giorno dopo, che era il 16 Luglio, di pomeriggio, io e tanti altri giovani, marciare a piedi, scortati e stremati, al piano Giadammidaro, dietro il piano Calvario dove c’è la Chiesa. Li seguimmo, nascondendoci al riparo dei muri. L’uno a fianco dell’altro bendati, furono fucilati al petto da un plotone di soldati. Non dissero una parola, prima di morire. Non potevano averne la forza.
PASTORI, VIA DEI
Il pastore volgarmente conosciuto come picuraru, è mestiere tra i più praticati a Linguaglossa. Oggi sono poche le famiglie che continuano la tradizione.
PATTI, VIA BARTOLOMEO
E’ signore della Terra di Linguaglossa verso la fine del XVI secolo.
PECULIO, VIA DEL
Gioacchino di Marzo, continuando il Dizionario dell’Amico, ci ha lasciato sui peculi linguaglossesi un’esauriente notizia. Il capitoli col quale veniva istituito da Don Antonino Mannino il Peculeo di Frumento diceva fra l’altro: Item detto Antonino Mannino lascia onze cento di peso generale ad effetto farsi un peculeo per li cittadini et habitatori di questa sudetta Città a condizione che per li primi anni tre dal giorno che si comincerà a negoziare detto peculeo, il detto Sac. Don Carmine (fratello del testatore) habbia da conseguire onze otto per ogni anno di detti tre anni delli quali si habiano da celebrare tante messe a sue intenzioni... e questo per Dio e l’anima sua, a beneficio di questo pubblico e remissione delli suoi peccati. (Atto del 24 ott. 1708 presso le Tavole del Notar F. Copani). L’amministrazione del Peculeo di Frumento fu nei primi anni molto confusa. Sicché nel 1736, dietro ordine di Sua Real Maestà, si riunisce a Linguaglossa un Pubblico e Generale Consiglio, onde stabilire un giusto, esatto e fermo metodo di amministrarsi il Peculeo frumentario. Furono allora compilati 56 capitoli, su proposta di Francesco Mannino, Regio Capitano di Giustizia. In quel Consiglio una voce discorde si levò e fu quella di Giovambattista Gualtieri, Giudice della Regia Corte Capitaniale: Si abolisca all’intutto la suddetta amministrazione, e capitale e colonna si applichino in ricompra di Bolli che attualmente paga l’Università e le Bolle che si possono reluire si potrebbero applicare per il Corpo politico di questa sudetta Città sollevandosi in questa parte li creditori soggiocatari del Regio Demanio, e ciò per il motivo che oculatamente si osserva e prattica che la sudetta amministrazione non dona né comunica il fine principale che sia il beneficio del pubblico. La proposta dei Gualtieri fu bocciata dagli altri sessantuno consiglieri.
PELLICO, VIA SILVIO
Patriota e scrittore, nato a Saluzzo il 25 Giugno 1789, morto a Torino il 31 Gennaio 1854. Grande tragediografo (Francesca da Rimini, Laudaria, Eufemio da Messina), viene ricordato soprattutto per la sua opera Le mie prigioni del 1832. Nel 1820 si aggrega alla Carboneria, il 13 Ottobre 1820 viene arrestato, condannato alla pena di morte, commutata poi in venti anni di carcere duro, da scontarsi nella fortezza dello Spielberg, dove egli giunse il 10 Aprile 1822. Ne uscì graziato alla fine dell’agosto 1830.
PERGOLA, VIA
La pergola, come la vite, era un tempo il segno più evidente della civiltà contadina. Le case avevano all’interno vistosi pergolati, alle cui cure attendeva la famiglia del proprietario con la stessa premura con cui oggi si innaffiano i fiori.
PETROCCITTO, VIA EMANUELE
Nacque a Linguaglossa dal Notaro Carmelo e da Francesca Previtera nel 1759 e quivi morì il 12 Luglio 1820. Esercitò la professione di medico. Di lui ci rimane una Relazione sull’eruzione dell’Etna del 1809, conservata nei Registri d’introito ed esito della Chiesa dei Santi Antonio e Vito; relazione che quasi sicuramente servì a Giuseppe Recupero, che cita il Nostro nella sua Storia naturale dell’Etna. Il noccioleto lasciato all’Ospedale è probabilmente quello che la lava della famosa eruzione risparmiò.
PETRONE, VIA ANTONINO
E’ l’autore de Il Patrocinio - una brevissima scena lirica pubblicata nel 1895 - frutto delle dolci rimembranze di collegio. Alla scena seguono, in appendice, notizie della storia di Linguaglossa dell’epoca in cui si svolgono gli avvenimenti nella scena rappresentati.
PIAVE, VIA
La denominazione che ricorda il leggendario fiume teatro di cruenti scontri nella prima guerra mondiale, è confermata.
PILIERE, VIA DEL
La denominazione rievoca il ricordo della chiesetta di Santa Maria del Piliere, demolita nei primi anni di questo secolo. La modifica in via del Piliere appare opportuna.
PILO, VICO ROSOLINO
Patriota, nato a Palermo il 15 Luglio 1820, morto sulle alture di San Martino, presso Palermo il 21 Maggio 1860. Partecipò alle dimostrazioni patriottiche del 12 Gennaio 1848. Devoto discepolo del Mazzini, visse esule per diversi anni. Preparò la Sicilia all’insurrezione. L’undici maggio presso Piana dei Greci seppe che Garibaldi era sbarcato a Marsala. Esortato da Garibaldi a fronteggiare le truppe borboniche, si pose sulle alture di Monreale dove le truppe si dirigevano per impedire l’arrivo di Garibaldi a Palermo. Durante la battaglia un colpo di moschetto lo colpì alla testa. Morì due ore dopo.
PINI, VIA DEI
I secolari pini del Ragabo godono di una letteratura altrettanto secolare. A centinaia ormai si contano gli scrittori che della nostra pineta hanno tessuto le lodi. Scriveva nel ’500 il Fazello: Linguagrossa, per esser posta dentro alle selve del Monte Etna, è famosa per cagion di quel bosco, ove sono gli alberi che fanno la pece. Nel ‘600 il Masbel: Linguagrossa è posta nell’istesso sito delle radici e boschi di Mongibello ed è circondata di grossi alberi, de quali si cava la pece. L’Amico nel ‘700: Sub Linguaegrossae dictione Nemus est ad Aetnae radices, pinos enormis altitudinis nutriens. E infine, nell’800, il Recupero: Io restai sorpreso da questo grandioso quadro che qui la natura presenta all’osservatore: un’immensa moltitudine di pini che stendendosi in un lunghissimo tratto di questo bosco mi si presentarono. Essi erano di tutte le grandezze, i di cui rami situati a raggi divergenti intrecciavansi gli uni con gli altri,
talchè formavano in alcuni luoghi una fitta impenetrabile selva.
PIO IX, VIA
Giovan Maria Mastai Ferretti, fu salutato Papa come campione del neoguelfismo giobertiano. Le concessioni accordate ai liberali spinsero Mazzini a scrivere al Papa: Unificate l’Italia, la patria vostra!. Al che il Papa rispose: Gran Dio, benedite l’Italia!. Come capo della cristianità non volle però dichiarare guerra all’Austria, provocando le violente reazioni di quanti speravano nell’attività patriottica del Pontefice, costretto a rifugiarsi a Gaeta, dopo l’assassinio di Pellegrino Rossi. Rientrato in sede, il Papa inaugurò una politica reazionaria, che, dopo l’annessione di Roma al Regno d’Italia (20 Settembre 1870), sfociò nella questione romana. Pio IX definì il dogma dell’Immacolata Concezione e nel Concilio Vaticano proclamò l’infallibilità pontificia.
PIO IX, LARGO
Si veda la descrizione di Via Pio IX.
PIRANDELLO, VIA LUIGI
Nacque ad Agrigento il 28 giugno del 1867 da una famiglia che vanta nobili tradizioni nella storia del Risorgimento. Morì a Roma il 10 dicembre del 1936. Fu Accademico d’Italia e nel 1934 conseguì il Premio Nobel per la letteratura. Scrisse versi (Mal Giocondo, Pasqua di Gea, Elegie renane), romanzi (L’esclusa, Il turno, Il fu Mattia Pascal, Si gira, I vecchi e i giovani, Suo marito, Uno, nessuno e centomila), novelle (notissima la raccolta Novelle per un anno), saggi critici (L’umorismo, Arte e scienza) e infine una grande quantità di drammi (Liolà, La Patente, Il berretto a sonagli, Pensaci Giacomino, Il Piacere dell’Onestà, Ma non è una cosa seria, Il gioco delle parti, Come prima meglio di prima, Sei personaggi in cerca d’autore, Enrico IV, Vestire gli ignudi, La vita che ti diedi, Questa sera si recita a soggetto, Come tu mi vuoi, L’uomo dal fiore in bocca, I giganti della Montagna, etc...), che pongono l’Agrigentino fra gli autori più letti e meditati della letteratura contemporanea. Temperamento squisitamente isolano e mediterraneo, dotato di un umorismo caustico e spesso amaro, Pirandello è lo spirito più rappresentativo del travaglio insonne dei nostri tempi, lo spietato indagatore dell’animo umano nelle sue inquietudini più conturbanti, il continuatore di quella tradizione eraclitea che affonda le sue radici nella natura primigenia, e per questo spesso fraintesa, degli uomini del sud.
POMIERE, VIA DEL
Contrada di campagna ’u pumeri; secondo il modello francese (ci ricorda il passaggio degli Angioini a Linguaglossa) le pommier nella forma femminile per distinguere l’albero pumeri o pumièri (il melo).
PONTACCIOLO, VIA
Vecchio toponimo della zona. Puntacciolu vale ponticello e il ponticello esiste ancora oggi, anche se interrato. Nel nostro dialetto ponti ha, come derivato, punticeddu e puntacciolu; in Punta Petra (contrada del nostro territorio che nelle antiche carte appare come Ponte di Pietra) avrà avuto buon gioco anche la u di questi derivati; naturalmente alla nozione di ponte finì però per sovrapporsi quella di punta, che nelle indicazioni toponomastiche vale estremo limite (’a punta ’o Sciotto, ai limiti del quartiere o della strada dello Sciotto). Ponti è nome di diverse contrade del nostro territorio. Una Via del Ponte appartiene anche alla toponomastica ufficiale del centro abitato di Catania. Ma il toponimo Ponte, da solo o con appellativi vari, è diffuso ovunque.
PONTE, VIA
Prima del quartiere detto comunemente delle Case nuove c’è il famoso ponte che fu distrutto dai tedeschi, mentre essi nell’agosto 1943 evacuavano la zona. E si nota ancora la strada alternativa al ponte costruita in poche ore dai liberatori, per evitare il blocco del traffico.
PRETURA, PIAZZA DELLA
E’ opportuno rilevare che i linguaglossesi vollero ricordare con l’erezione di un monumento la figura eccellente del notaio Comm. Francesco Castrogiovanni, il sindaco dei sindaci, che esercitò anche in pretura la sua attività forense. Il monumento che lo ricorda è di Eugenio Russo.
PREVITERA, VIA MONSIGNOR GIOVANNI
Nacque a Linguaglossa da Carmelo e Gaetana Raganati il 6 Novembre 1844. A Messina, prima presso i Padri Teatini e poi nel Seminario Arcivescovile, studiò lettere, matematica e filosofia, sotto la guida dei celebri Càtara Lettieri e Felice Bisazza. Confortato dalle lodi dei maestri, pubblicò a venti anni un volume di Poesie e successivamente un Trattato di Filosofia, riscuotendone meritati consensi. Fu ordinato sacerdote nel 1869 e nel ’70 rientrò al paese natale, dove, ad incremento del Civico Ospedale e delle Scuole comunali, chiamò le Figlie di Sant’Anna. Nominato da Mons. Genuardi Vicario Foraneo ed Esaminatore Prosinodale, successe nel 1881 all’Arciprete Francesco Milana. Da parroco promosse le scuole di catechismo, la predicazione e molte opere di carità e fondò a sue spese un Collegio con Suore da lui dette della Sacra Famiglia. Si adoperò anche, ma invano, per l’istituzione a Linguaglossa delle scuole medie. Nel 1888 fu preconizzato da Leone XIII Vescovo di Patti, ma raggiunse la sede solo nel 1890. A Patti lasciò opere notevoli del suo apostolato; incrementò il seminario, profuse somme ingenti per il restauro e l’ampliamento del Santuario di Tindari e del Palazzo Arcivescovile, trasformò il vecchio Monastero delle Clarisse nel moderno Istituto della Sacra Famiglia, si adoperò per l’istituzione di scuole umanistiche, religiose e professionali; fondò, per combattere l’usura, una Banca Cattolica, fece costruire oratori e ricreatori per la gioventù, promosse infine e diffuse con il giornale Il Tindari la stampa cattolica. Predicatore di calda eloquenza fu anche scrittore, forbito e insieme ardente, di lettere pastorali. Morì nella sua villa di Terremorte il 14 Febbraio 1904.
PRIVILEGIO, VICO DEL
I privilegi vennero concessi da Filippo IV, quando Linguaglossa si ridusse al Regio Demanio nel 1634.
PROCURATORI, LARGO DEI
I Procuratori rappresentavano gli Abati di Santa Caterina per il disbrigo di mansioni varie.
PUGLISI, VIA ANTONINO
Fu un artista linguaglossese del XIX secolo, sordomuto dalla nascita, valente artista e maestro artigiano intagliatore, suo il fercolo di Sant’Egidio, fine lavoro di intaglio rivestito in oro. Ma dove l’artista si distingue di più sono la Bara del Cristo Morto e il fercolo dell’Addolorata entrambi conservati nella Chiesa del Calvario.